Sigillatura solchi: riempimento di solchi e fossette per prevenire la formazione di carie.
Molare inferiore con presenza di solchi e fossette pigmentati.
Leggi tuttoL'odontoiatria moderna, come tutta la medicina, si fonda sull'assioma: "prevenire è meglio che curare".
Per prevenire le più importanti malattie odontoiatriche è necessario conoscere le cause che le determinano, dopodiché si deve agire con decisione nel controllarle.
Le principali malattie dei denti e dei loro tessuti di sostegno riconoscono cause ben individuate e controllabili. La carie dentaria e la parodontopatia (la piorrea, come era chiamata una volta) vedono la placca batterica come principale fattore responsabile; la malocclusione, invece, è frequentemente determinata geneticamente, e talvolta aggravata, da fattori esterni quali l’abitudine che si protrae oltre tempo a succhiare, ad esempio il dito o il ciuccio, o dalla tendenza del bambino a respirare con la bocca.
Tre sono i livelli di prevenzione della carie dentaria e della parodontopatia, su cui si concentra l’attenzione e la competenza del nostro staff medico.
La profilassi è quella branca dell’odontoiatria che si occupa di mantenere il più a lungo possibile la salute orale. Naturalmente connessa agli aspetti della prevenzione, la profilassi, dal greco difendere o prevenire in anticipo, trova presso di noi il riconoscimento prioritario che merita.
Si compone di più punti:
In passato si riteneva che il fluoro avesse soltanto un effetto post-eruttivo, cioè che agisse sui denti presenti nel cavo orale. In realtà non è così. La fluorizzazione dell’acqua potabile ha sia effetti post-eruttivi locali, cioè sugli elementi già erotti, sia effetti sistemici o pre-eruttivi, ovvero influisce sulle gemme degli elementi in formazione. Gli studi che sono stati condotti rilevano che, per la prevenzione della carie, la componente pre-eruttiva dell’azione del fluoro ha un’importanza significativa.
Nella zona dei solchi e delle fossette, il 66% dell’effetto protettivo del fluoro dipende dalla sua disponibilità durante la formazione e il 33% dall’esposizione post-eruttiva Nelle superfici interprossimali il 50% dell’efficacia è dovuto alla fase pre-eruttiva e il 50% alla fase post-eruttiva. Nelle altre superfici lisce del dente è più importante la continua esposizione al fluoro dopo l’eruzione (75%), rispetto all’apporto durante la formazione (25%). Quindi, in totale, in un soggetto di quindici anni l’effetto protettivo del fluoro sullo sviluppo della carie è per metà dovuto alla fase pre-eruttiva e per metà alla fase post-eruttiva. La disponibilità di fluoro durante la fase pre-eruttiva è importante su tutte le superfici considerate. Per ottenere la migliore protezione contro le lesioni cariose, l’apporto di fluoro nella dentatura decidua dovrebbe cominciare dalla nascita. Il modo migliore per prevenire la carie in un dente già erotto è mantenere disponibili nel cavo orale basse concentrazioni di fluoro, costanti nel tempo. Le principali fonti di questo ione sono l’acqua potabile e le paste dentifricie.
Il fluoro si può accumulare in diversi siti nel cavo orale. Ad esempio, si ritrova sulle superfici dei denti, sui tessuti molli e nella placca batterica. Anche i cristalli di fluoruro di calcio sullo smalto e nelle zone vicine possono costituire un valido deposito. In condizioni di pH neutro gli ioni di fluoro sono stabilizzati grazie alla presenza di un rivestimento di fosfoproteine. Quando il pH diminuisce per la presenza della placca batterica, calcio e fluoro sono liberati e aiutano la superficie del dente a mineralizzarsi nuovamente. Alla sospensione del fluoro, i depositi si svuotano progressivamente e dopo 2-3 settimane la concentrazione salivare di fluoro risulta nulla. Pertanto: ogni programma preventivo deve avere come obiettivo quello di mantenere in efficienza i depositi di fluoro. La chiave per ottenere questo risultato è utilizzare quotidianamente dentifrici e/o collutori fluorati.
L’applicazione topica di fluoro ad alta concentrazione permette la formazione di cristalli di fluoruro di calcio sulla superficie del dente. Questo procedimento ha la massima efficacia in determinate occasioni. Tuttavia per ottenere i migliori risultati, distribuiti in tutti i gruppi di età, è necessario che il fluoro sia assunto quotidianamente. Quando l’acqua potabile è fluorata si hanno effetti simili ad un’applicazione topica di fluoro, cioè una prevenzione della carie sia dello smalto, sia delle superfici radicolari. Un altro importante presidio è rappresentato dai dentifrici al fluoro: usandoli come descritto successivamente, se ne possono trarre i maggiori vantaggi.
II contenuto in fluoro dei comuni dentifrici è sufficiente per garantire i piccoli apporti che sono quotidianamente necessari. Pertanto, l’uso di un collutorio non apporta benefici aggiuntivi. Un’indicazione per l’uso di collutori ad alto contenuto di fluoro è la prevenzione delle carie radicolari nei pazienti di età avanzata.
Dal momento che la prevenzione consente di mantenere più a lungo gli elementi dentari, è maggiore l’incidenza della carie radicolare all’aumentare dell’età. Le radici non sono ricoperte dallo smalto e richiedono pertanto una concentrazione salivare di fluoro maggiore per mantenere la loro mineralizzazione (si è calcolato che il fabbisogno è 10 volte superiore). Questi soggetti hanno un più alto rischio di carie e richiedono un apporto di fluoro superiore.
Se i denti vengono lavati più di una volta al giorno, l’effetto protettivo del fluoro aumenta.
Il solo contatto con il fluoro contenuto nel dentifricio è un beneficio, anche se si ha poco tempo per spazzolare i denti. Un momento ideale per un’igiene orale accurata è la sera, prima di coricarsi: durante la notte il flusso salivare è ridotto, pertanto il fluoro depositato sulle superfici dei denti viene trattenuto più a lungo.
E’ stato calcolato che eseguendo l’igiene orale 2 o più volte al giorno si aumenta l’efficacia preventiva contro la carie del 20%.
Risciacquare la bocca dopo aver lavato i denti riduce la concentrazione di fluoro disponibile. Si può pertanto suggerire ai pazienti di sputare l’eccesso di schiuma senza però sciacquare.
In alternativa: trattenere la schiuma in bocca per 60 secondi, come se fosse un collutorio, poi sciacquare.
Trattare gli elementi permanenti in eruzione. Il periodo che segue l’eruzione di un dente permanente è quello in cui lo smalto risulta più suscettibile ai benefici dell’applicazione topica di fluoro. Quando un elemento permanente erompe nel cavo orale, la sua superficie non è ancora completamente mineralizzata: lo smalto risulta quindi più poroso. Inoltre, in questa fase i cristalli dello smalto presentano più impurità, come carbonati, che sono solubili da parte degli acidi. La maturazione completa dello smalto si compie in circa due anni dopo l’eruzione. Nel periodo post-eruttivo l’applicazione topica di fluoro è del 50% più efficace che in elementi con smalto già “maturo”.
La maggior parte delle lesioni cariose, nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, si sviluppano a partire dai solchi e dalle fossette. Pertanto sono queste le zone che devono essere trattate con applicazioni topiche di fluoro, eseguite a livello professionale. La gran parte delle carie delle superfici occlusali iniziano proprio durante l’eruzione del dente, anche se la lesione clinica vera e propria si può sviluppare dopo molti anni. Sebbene anche la superficie occlusale dei premolari presenti solchi e fossette, sono soprattutto i molari ad essere suscettibili alla carie. Ciò è stato attribuito alla differente durata del periodo eruttivo nei diversi tipi di elementi dentari. I molari permanenti erompono completamente in 14-18 mesi.
In questo periodo gli accumuli di placca sono più abbondanti e più presenti nel tempo, anche perché il dente non in occlusione ha minore auto-detersione durante la masticazione. Al contrario, i premolari erompono in uno o due mesi: hanno perciò minori probabilità di sviluppare lesioni cariose.
I gruppi di età da monitorare sono: tra 5 e 7 anni (eruzione dei primi molari permanenti) e tra 11 e 14 anni (per eruzione di premolari e secondi molari). Spesso nel sesso femminile l’eruzione è anticipata di circa un anno.
Non è necessario trattare gli elementi del settore anteriore, che sono a ridotto rischio di carie: in queste zone è sufficiente l’utilizzo di un dentifricio al fluoro.
Spazzolare delicatamente due volte al giorno la superficie dei denti in eruzione, con un dentifricio al fluoro. Questa procedura allontana la placca batterica e apporta fluoro.
Durante i 14-18 mesi necessari al completamento dell’eruzione dei molari è indicata l’applicazione di vernici o paste al fluoro in almeno due occasioni.
La prima seduta si esegue quando l’elemento è parzialmente erotto, la seconda quando l’eruzione è completa.
In presenza di solchi particolarmente suscettibili alla carie, la seconda applicazione può essere eseguita con un cemento vetroionomerico: questo materiale rilascia fluoro ed altri ioni per un periodo più prolungato.
L’altra grande arma che l’odontoiatria moderna ha per combattere la carie è la sigillatura dei solchi e delle fessure. Il sigillante consiste in materiale fluido della famiglia dei compositi che viene introdotto nei solchi e nelle fessure occlusali dei denti, cioè in quelle zone più predisposte alla carie. Questo permette di formare uno strato di protezione meccanico/fisico del dente contro l’azione dei batteri e dei substrati che provocano la carie. Si deve infatti ricordare come anatomicamente il solco si presenti spesso profondo e tortuoso, al punto tale da renderne quasi impossibile la pulizia con le setole dello spazzolino. Questo ci spiega come la carie occlusale può svilupparsi anche con un sistema di prevenzione ben condotto ma che non tenga presente tutti i possibili fattori di rischio. Ormai molti studi hanno dimostrato l’efficacia di questa metodica e l’alta riduzione statistica di incidenza della carie che essa permette. I sigillanti possono essere trasparenti o colorati. Nel nostro studio preferiamo utilizzare quelli colorati dal momento che consentono un’applicazione semplificata permettendo un controllo più netto della superficie protetta. Un errore che viene spesso commesso è infatti di utilizzare una quantità eccessiva di materiale che finisce, più facilmente, per interferire con l’occlusione senza aumentare l’indice di protezione. Il successo nella ritenzione del sigillante dipende esclusivamente dalla tecnica. La meticolosa attenzione ai dettagli ricompenserà nei futuri controlli della ritenzione del sigillante. La prima fase è quella della pulizia del dente. La superficie da mordenzare deve essere perfettamente pulita. Per ottenere questo risultato possiamo usare gli spazzolini da profilassi e pomice o, molto meglio, apparecchi come il Profi-jet che utilizzano un getto d’aria per “sparare” la pomice sul dente ottenendo una pulizia decisamente superiore. Si dovrà controllare la pulizia dei solchi passandovi una sonda sottile. In caso di sospetto inizio di carie si userà il diagnodent per confermare o meno la diagnosi. Altra fase importantissima è quella dell’isolamento del dente. I sigilli vanno effettuati con l’aiuto della diga di gomma. Solo in questo modo, infatti, possiamo essere sicuri di avere il campo di lavoro asciutto e non contaminato dalla saliva. A volte però alcuni sesti appena erotti non sono facilmente ben isolabili con la diga. Si hanno infatti a volte infiltrazioni di saliva tra la gomma della diga e l’uncino di ritenzione. In questi casi ci si può aiutare con paste apposite di facile utilizzo che hanno la prerogativa, una volta posizionate intorno al dente di gonfiarsi con l’umidità e chiudere gli eventuali passaggi per la saliva. Dopo l’isolamento i denti vengono completamente asciugati per asportare qualsiasi viscosità salivare che possa impedire all’acido di preparare lo smalto. A questo punto si applica per 60 secondi l’acido ortofosforico al 35%, sempre sotto forma di gel per poter avere un controllo preciso di dove lo si mette, sulla superficie occlusale e sulle superfici linguali o vestibolari che presentino solchi da sigillare. La mordenzatura, asportando i sali minerali dallo smalto ne apre i prismi che lo formano creando un grande aumento di superficie disponibile per il legame meccanico con il sigillante. La mordenzatura permette così alle resine sigillanti di penetrare nello smalto per una profondità fra i 10 e i 30 micron creando un legame tenace con la superficie del dente.