Successo terapeutico tra igienista dentale e ortodontista
L’ortodonzia può essere dannosa nei confronti dei denti e dei tessuti parodontali? La domanda, quasi provocatoria, è stata posta a Andrea Butera, igienista docente in Master universitari, professore a contratto e Direttore delle Attività didattiche del Corso di Laurea in Igiene Dentale all’Università di Pavia, dov’è anche Tutor didattico/clinico, oltreché coautore di articoli scientifici e relatore in corsi e congressi nazionali e internazionali.
“Un trattamento ortodontico non coniugato a un ottimo controllo dell’igiene orale è potenzialmente lesivo per i tessuti duri e molli del cavo orale. Punto di partenza comune e riconosciuto è il completo controllo della placca batterica nell’intero percorso suddivisibile in momenti fondamentali del trattamento: pre, all’inizio, durante e alla fine, a posteriori.”
Quali azioni porre in atto per prevenire le potenziali lesività?
“Ogni fase deve essere supportata da protocolli specifici e dalla supervisione dell’igienista affinchè al termine dell’iter non si palesino danni provocati da scarsa igiene orale. Le potenziali lesività del trattamento, relative all’azione diretta, riguardano il cambiamento nel microbioma orale con processo di disbiosi e conseguente aumento di batteri patogeni quali Streptoccoccus Mutans e Lactobacilli e lo stress meccanico sul parodonto. E indirettamente, l’ostacolo dell’apparecchiatura fissa alle manovre igieniche quotidiane e simultaneamente, la forte capacità ritentiva.”
Quali le patologie ricorrenti e quali gli elementi dentari e relativi tessuti limitrofi più colpiti?
“Le patologie ricorrenti si possono suddividere in base al tessuto bersaglio: smalto e dentina possono manifestare white spot e carie e nei tessuti parodontali insorgenza di gengivite marginale, formazione di tasche parodontali, recessioni gengivali e riassorbimenti radicolari. Gli elementi più colpiti secondo la letteratura, sono gli incisivi superiori e i molari inferiori, con aumento della percentuale di coinvolgimento delle aree limitrofe ai contorni dei bracket o degli attachment e ricoperte dalle bande.”
Quali azioni da porre in atto prima di iniziare un trattamento ortodontico?
“La fase più importante è la preparazione del paziente: occorre considerare diverse variabili, correlarle alle capacità del paziente nonché la suscettibilità a patologie a carico del cavo orale. In tale fase è comune commettere errori di pianificazione, sotto o sopravvalutando entrambe e compromettendo il trattamento in termini estetici e funzionali. Per inquadrare il paziente in un protocollo adeguato è bene valutare i fattori di rischio derivanti dalle abitudini di igiene orale domiciliare quotidiana, analisi del fenotipo dei tessuti duri e parodontali e dalla qualità e quantità della secrezione salivare e dei batteri presenti.”
Come pianifica le sedute di igiene nel trattamento ortodontico?
“Compito dell’Igienista è stabilire un protocollo di sedute di igiene e fissare gli appuntamenti ai pazienti in base alla loro classificazione seguendo tre tempistiche:
– Suscettibilità lieve: richiamo ogni sei mesi con l’ID, l’ortodontista che esegue il controllo e/o attivazione dell’apparecchio ortodontico mensilmente verifica la qualità dell’igiene domiciliare fissando eventualmente una seduta anticipata con l’ID;
– Suscettibilità moderata: richiamo ogni 3 mesi con l’ID, con verifica di qualità dell’igiene domiciliare fissando eventualmente una seduta anticipata con l’ID;
– Suscettibilità severa: richiamo ogni mese al controllo e/o attivazione dell’apparecchio da parte dell’ortodontista fissando eventualmente una seduta con l’ID.
I pazienti di non buona compliance e difficoltà nel controllo di placca batterica, devono essere trattati come con suscettibilità severa. Di qui i richiami con cadenza mensile fino alla completa collaborazione e al miglioramento dei suddetti indici.”
A cosa si riferisce parlando di suscettibilità?
“Prima di iniziare qualsiasi trattamento è necessario stabilire il grado di predisposizione ad eventuali danni su tessuti duri e/o parodontali. Esistono indici specifici per valutare qualità e quantità di smalto, difetti di mineralizzazione, sensibilità dentinale, screening salivari, capacità tampone e altri, tramite i quali è possibile inquadrare il paziente su tre livelli di suscettibilità all’insorgenza di patologie a carico dei tessuti duri e molli:
– Lieve: buona quantità salivare (> 5 mL) con pH stabilmente tra 6,7 e 7,8 e buon potere tampone, indice di BEWE compreso tra 0 e 1 e Schiff Air Index compreso tra 0 e 1.
– Moderata: poca quantità salivare (compreso 3,5-5 mL) con pH compreso tra 6,0 e 6,6 e discreto potere tampone, indice di BEWE compreso tra 1 e 2 e Schiff Air Index compreso tra 1 e 2.
– Severa: scarsa quantità salivare (< 3,5 mL) con pH < 6,6 e discreto/scarso potere tampone, indice di BEWE compreso tra 2 e 3 e Schiff Air Index compreso tra 2 e 3.
I risultati dei test, su una scheda stilata ad hoc, unitamente alla valutazione degli altri fattori eziologici (igiene orale, alimentazione, esposizione al fluoro, predisposizione individuale, ecc.) sono utili per valutare la “cariorecettività”, diagnosticare una possibile causa d’insorgenza di carie, scoprire una disfunzione salivare ed indirizzare il paziente verso le cure più appropriate. Per il successo terapeutico è fondamentale aggiungere le capacità del paziente nell’utilizzo dei normali sussidi di igiene orale domiciliare, nonché la compliance che gioca sempre il ruolo di maggior importanza.”
SUSO News ANNO XVIII n. 4 2020