INTRODUZIONE

La gengivite è una patologia infiammatoria dei tessuti molli di sostegno dei denti che riconosce un’eziologia multifattoriale essenzialmente batterica con l’interazione di tre cofattori principali: suscettibilità dell’ospite, fattori ambientali e comportamentali (Anerud et al., 1979; Löe et al., 1986).

La placca, infatti, pur essendo condizione necessaria, risente del ruolo indispensabile dell’interazione con l’ospite. A dimostrazione di ciò il fatto che, in presenza di uguali quantità e qualità di flora batterica, la reazione individuale non è sovrapponibile (Listgarten et al., 1985). Il primo Consenso dell’European Workshop on Periodontology ha stabilito che la parodontite è sempre preceduta dalla gengivite (Axelsson, 2002); di conseguenza, la prevenzione della gengivite risulta essere un’efficace prevenzione della parodontite (Garmyn et al., 1998).

Nel corso degli anni molti studi epidemiologici si sono focalizzati sulla prevalenza della malattia gengivale e parodontale (Jenkins e Papapanou, 2000); secondo queste stime la percentuale di individui con un parodonto sano, definito come assenza d’infiammazione e profondità di tasca non superiore a 4 mm, diminuisce con l’aumentare dell’età e non rappresenta più del 10% della popolazione adulta (Van der Velden, 1984).

I dati relativi alla prevalenza delle gengiviti variano in misura considerevole da studio a studio. In Europa e nel Nord America sono stati riportati tassi di prevalenza che oscillano dal 9 al 95% nei bambini e dal 70 al 95% negli adulti. Studi più recenti hanno evidenziato una modificazione nei tassi di prevalenza con valori di gengiviti superiori al 60% negli adolescenti e compresi tra il 40 e il 50% negli adulti (Oliver et al., 1998). Al di là dei quadri clinici specifici (parodontite giovanile aggressiva), nell’adolescenza la gengivite non evolve in parodontite (Marci et al., 1996).

Fattori di rischio per la gengivite

Placca batterica – La colonizzazione delle superfici dentali da parte dei batteri è riconosciuta come il fattore eziologico chiave per lo sviluppo della gengivite; si è calcolato che 1 mm di placca dentale, del peso di 1 mg, contiene più di 200 milioni di cellule batteriche (Sceie, 1994). Nel 1965, Löe e coll. dimostrarono che in soggetti con gengiva sana, in seguito all’astensione da qualunque forma di igiene orale, si sviluppavano segni clinici di gengivite nell’arco di due/tre settimane per accumulo di placca dentale e che il ripristino di corrette abitudini di igiene orale ristabiliva lo stato di salute in una settimana.

Fattori genetici e familiari – Studi effettuati su gemelli omozigoti hanno evidenziato che l’ereditarietà gioca un ruolo importante in almeno la metà dei pazienti affetti da malattia parodontale. I fattori ereditari interessati sono solitamente difetti minori della risposta immune e contribuiscono a spiegare perché i figli di genitori affetti da malattia parodontale sono 12 volte più a rischio di essere colonizzati da batteri parododontopatici. I batteri responsabili della malattia parodontale si trasmettono per via orale. Per questo motivo l’American Academy of Periodontology raccomanda di sottoporre a visita parodontale accurata tutti i membri della famiglia se uno di loro è affetto.

Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva   22
Tartaro – Facilita la ritenzione di placca maggiormente patogena e tossine che contribuiscono all’insorgenza della parodontite e alla conseguente perdita di attacco. Malocclusioni – Anche se il trattamento ortodontico non è necessario per prevenire la gengivite, è indispensabile adottare tecniche di igiene orale specifiche.E’, comunque, da sottolineare che la malattia parodontale non è di riscontro in età pediatrica, ma è necessario che la sua prevenzione inizi sin dai primi anni di vita, prevenendo la gengivite (Ad Hoc Committee on Parameter of Care, American Academy of Periodontology, 2000).

Fumo – Diversi studi longitudinali confermano che il fumo è il primo fattore di rischio ambientale per la gengivite e la malattia parodontale (Bergstrom e Preber, 1994). Più si fuma maggiore è il rischio di sviluppare la malattia, per di più in forma grave. Il fumo è in grado di causare recessione gengivale e riassorbimento osseo anche in assenza di malattia parodontale (Ismail et al., 1983; Bergstrom e Eliasson, 1987; Haffajee e Socransky, 2001).

Patologie sistemiche – Il diabete insulino dipendente (Cianciola et al., 1982; Katz et al., 1991), l’osteoporosi, la sindrome di Down, l’AIDS sono solo alcune delle affezioni che rendono l’individuo più suscettibile alla malattia parodontale. Questa suscettibilità può essere anche causata dall’utilizzo di alcuni farmaci come gli steroidi, le ciclosporine, i contraccettivi orali, fenitoina, nifedipina, etc. (Bokenkamp et al., 1994; Botha, 1997).

La gengivite e la parodontite, in quanto infiammazioni croniche che rilasciano mediatori infiammatori in circolo, sono state identificate come fattori di rischio per malattie cardiovascolari, diabete, parto pre-termine e nascita di neonati di basso peso per l’età gestazionale.

 

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