Impatto sociale dei Disordini Temporo-Mandibolari
La richiesta di trattamento per patologie temporo-mandibolari è notevolmente aumentata negli ultimi anni, anche a seguito di una forte divulgazione da parte dei mass-media dell’importanza sociale delle varie problematiche disfunzionali e del dolore oro-facciale, con le implicazioni relative al bruxismo, alle apnee notturne, alle cefalee, ai dolori cervicali e alla postura. La gran parte degli studi effettuati sulla popolazione di pazienti che richiedono trattamento per DTM riporta una prevalenza maggiore nelle donne, particolarmente nell’età riproduttiva, con un rapporto femmine/maschi che varia da 2:1 a 7:1. L’eziologia e la fisiopatologia dei DTM è poco conosciuta. È generalmente accettato che sia multifattoriale, coinvolgendo un gran numero di fattori predisponenti e scatenanti, diretti e indiretti che giocano un ruolo differente nei diversi sintomi disfunzionali. Storicamente le teorie sull’eziopatogenesi dei DTM sono passate da un modello meccanicistico in cui i denti e l’occlusione avevano un ruolo predominante, a un modello medico in cui il fattore biopsicosociale e le alterazioni a carico del sistema nervoso centrale hanno assunto un ruolo di primo piano. Attualmente, i principali fattori che possono essere chiamati in causa sono micro e macrotraumi, stress/fattori psicologici, meccanismi centrali, fattori genetici, parafunzioni e condizione occlusale. A oggi, nessuna terapia si è rivelata superiore alle altre, da un punto di vista scientifico. Ne consegue, che il moderno approccio terapeutico ai DTM si orienti il più possibile verso terapie conservative, reversibili e di costo economico contenuto, quali terapia comportamentale, fisioterapia, placca occlusale e terapie farmacologiche. Alcune di queste terapie, in particolar modo i “bite” o placche occlusali, stanno conoscendo negli ultimi anni una sempre maggiore diffusione nella popolazione. Ciò nonostante, non bisogna dimenticare che i bite costituiscono un presidio medico a tutti gli effetti, il cui errato impiego può determinare anche effetti collaterali di notevole importanza e danno per il paziente. Placche occlusali con contatti dentari soltanto anteriori, ad esempio, se utilizzate per periodi di tempo prolungati possono determinare alterazioni irreversibili dell’occlusione del paziente, con con seguenti gravi problematiche estetiche e funzionali. Analogamente, bite realizzati in resina morbida possono determinare in alcuni soggetti un effetto conosciuto come “chewing-gum” che, stimolando il paziente a una continua masticazione può determinare un aggravamento del dolore e della disfunzione muscolare. Le placche occlusali e tutte le terapie dei DTM dovrebbero pertanto essere eseguite esclusivamente da personale medico altamente specializzato e qualificato nel settore. Essendo, poi, i disordini temporo-mandibolari causati dall’interazione di diversi fattori di natura neurofisiologica, neurobiologica, neuroendocrina, psicoemotiva, biomeccanica e occlusale, ben si evince come, nei casi più complessi, possa risultare vincente un approccio diagnostico/terapeutico interdisciplinare, che preveda la stretta collaborazione di più figure professionali quali lo specialista in gnatologia, il neurologo, lo psicologo, l’odontoiatra, il reumatologo, il fisiatra, l’ortopedico, il chirurgo, ecc. In quest’ultimo aspetto può risultare prezioso il ricorso a “strutture di eccellenza”, presenti nel nostro territorio e riconosciute in ambito internazionale, avendo la possibilità di fornire un approccio multidisciplinare nella diagnosi e nella terapia dei pazienti più complessi. Piuttosto che costose e ingombranti apparecchiature, professionalità, competenze e alta formazione specialistica in ambito gnatologico sono le chiavi che possono portare al successo in questi casi, grazie alla capacità di riconoscere le diverse problematiche e affrontarle da diverse angolazioni. Per i costi dei DTM, non essendo presenti in letteratura lavori europei e italiani recenti, ci riferiamo a quanto riportato negli USA dove, sebbene le figure professionali che trattano pazienti DTM siano numerose (chiropratico, massaggiatore, chirurgo orale, fisioterapista, psicologo, oculista, medico generico), l’odontoiatra rappresenta sicuramente lo specialista di riferimento per i pazienti con DTM. Questi colpiscono circa dal 10 al 15% della popolazione degli Stati Uniti, con un costo annuo stimato a 4 bilioni di dollari. Soltanto una minoranza dei pazienti che richiedono un trattamento alla fine passa alla fase cronica. Tuttavia, la cronicizzazione dei DTM può portare a costi significativi derivanti da trattamenti multipli, da un varietà di operatori sanitari e da assenza dal lavoro. Per questo motivo è necessario un intervento precoce, economico ed efficiente nel diminuire le inutili e prolungate sofferenze dei pazienti con DTM e, al contempo, nel ridurre l’enorme costo sociale di questa patologia. Studi condotti su pazienti affetti da TMD hanno evidenziato come questi disturbi influiscano sulla vita sociale, professionale ed emotiva dei pazienti stessi. Quando poi si instaura il processo di cronicizzazione dei DTM, il riferimento a clinici non specialisti e non in grado di riconoscere gli aspetti psicosociali di questi disturbi può gettare il paziente in una sorta di “porta girevole”, facendolo peregrinare da un clinico all’altro in una scia di tentativi e fallimenti che esacerba lo stress del paziente. La mancata risoluzione del dolore può instaurare un “effetto domino”, con un prolungamento della durata del dolore stesso, dell’utilizzo del sistema sanitario nazionale, stress e, non per ultimo, aumento dei costi sostenuti dal paziente stesso. Studi recentemente condotti negli USA hanno stimato un costo annuo per la cura dei DTM compreso tra 12.000 e 20.000 dollari per paziente, con notevole aumento di visite richieste e farmaci utilizzati rispetto al resto della popolazione. È importante, pertanto, sottolineare e ricordare che il trattamento precoce del paziente disfunzionale consente un abbattimento dei costi di circa i due terzi.
A. Michelotti, G. Iodice, Università degli Studi Federico II di Napoli
Ortho Tribune Italian Edition, Ottobre 2021.