Gli effetti del vino rosso e del fumo di sigaretta sullo smalto trattato con agenti sbiancanti
Gli agenti sbiancanti adoperati nei trattamenti odontoiatrici possono promuovere la variazione della porosità dello smalto più superficiale, alterandone così la struttura e la permeabilità. In particolare il perossido di idrogeno produce un’azione diversa a seconda della concentrazione alla quale viene applicato. I cambiamenti che intervengono sono di tipo ossidativo ed esitano in demineralizzazioni. I due studi riportati indagano sul grado di permeabilità ai pigmenti di vino rosso e fumo di sigaretta su elementi trattati, in vitro, con perossido di idrogeno al 35%.
Suscettibilità da parte di smalto trattato con perossido di idrogeno al 35% alla pigmentazione con vino rosso
Al termine di una seduta di sbiancamento l’odontoiatra è solito consigliare al paziente di non assumere determinati alimenti e bevande e di evitare specialmente il fumo di sigaretta a causa dell’alterazione della permeabilità superficiale dello smalto esposto a trattamento con perossido di idrogeno.
Caffè, thè, succo di frutta, vino potenzialmente possono alterare il colore degli elementi dentari; in particolare alcune di queste bevande sono soluzioni acide che possono ulteriormente aumentare il processo di demineralizzazione e così incrementare il tasso di pigmenti inglobati sulla superficie.
Al fine di valutare gli effetti in questo senso del vino rosso, è stato realizzato questo studio in vitro, basato sull’utilizzo di 18 incisivi di origine bovina adeguatamente conservati dopo l’estrazione.
Ciascuno di questi elementi è stato separato dalla radice e la corona è stata sezionata in senso vestibolo-linguale e mesio-distale al fine di ottenere 4 superfici utilizzabili per eseguire dei test da ciascun dente. Sono dunque stati selezionati in questo modo 7 campioni, la cui superficie occlusale è stata trattata con apposite carte abrasive e successivamente lucidata, mentre le altre superfici sono state ricoperte con smalto per unghie al fine di impermeabilizzarle.
I 70 blocchetti così creati sono stati assegnati a 7 gruppi casualmente; il gruppo 1 era rappresentato dal gruppo controllo tenuto in acqua a 37°, i gruppi 2a, 2b, 2c sono stati trattati con agente sbiancante Pola Office, mentre i gruppi 3a, 3b, 3c con Whiteness HP Maxx.
I gruppi 2a e 3a sono stati immersi per 48 ore a 37° in un vino rosso, mentre i gruppi 2b e 3b sono stati immersi dopo 24 ore passate in soluzione fisiologica e i gruppi 2c e 3c dopo 7 giorni trascorsi in questa stessa soluzione.
Dopo tale periodo in 200 ml di vino rosso i campioni sono stati analizzati ed è risultato come la superficie di smalto non trattata con agente sbiancante fosse maggiormente resistente all’aggressione da parte dei pigmenti rispetto a quella sbiancata, indipendentemente da quale dei due prodotti fosse stato utilizzato.
Non è risultato significativo ai fini del tasso di pigmentazione neanche il tempo trascorso dallo sbiancamento; infatti le superfici che sono state lasciate a riposo in fisiologica per un giorno o una settimana, prima di essere messe a contatto con il vino, hanno entrambe assorbito una evidente quantità di pigmenti.
Scansioni al microscopio elettronico hanno rivelato che lo smalto trattato con agente sbiancante a base di perossido di idrogeno al 35% subisce alterazioni morfologiche responsabili dell’aumentata permeabilità ai pigmenti e lo studio ha confermato queste osservazioni.
Il lavoro ha potuto concludere che anche una superficie dentale non sbiancata subisce la permanenza in una soluzione come quella del vino rosso e accumula pigmenti, ma la suscettibilità aumenta di 3-4 volte (a seconda del prodotto adoperato) quando si usa perossido di idrogeno al 35%.
Indicazioni cliniche
Non pare sufficiente la raccomandazione di non assumere vino rosso limitata alle ore immediatamente successive a seduta professionale di sbiancamento per prevenire la pigmentazione agli elementi dentali interessati.
Influenza dei trattamenti superficiali sulla suscettibilità dello smalto alla pigmentazione da fumo di sigaretta
Gli agenti sbiancanti sono utilizzati al fine di rimuovere pigmenti intrappolati all’interno dello smalto.
Le tecniche più comuni comprendono lo sbiancamento domiciliare (eseguito con mascherine individualizzate) e lo sbiancamento alla poltrona.
I trattamenti per denti vitali sono a base di perossido di carbammide o perossido di idrogeno. La teoria più accettata sul meccanismo di azione di questi agenti è che sciolgano i legami che tengono legati i pigmenti allo smalto.
Molti studi hanno mostrato come dopo tali procedure però lo smalto diventi esso stesso più aggredibili dai pigmenti di bevande e fumo.
A proposito della decalcificazione alla base di questa maggior permeabilità, Attin et al. concludono che questa viene compensata dalla remineralizzazione indotta dalle proprietà della saliva che contiene ioni calcio e fosfati.
Va aggiunto poi che la permeabilità dello smalto è correlata al pH, alla temperatura e alla composizione dei pigmenti esogeni. Sono dunque stati selezionati 50 incisivi di bovino, la cui corona è stata trattata per ottenere una superficie levigata e lucidata di 5 mm x 5 mm. I blocchetti così prodotti sono stati sottoposti a protocollo di sbiancamento con perossido di idrogeno al 35% (Whiteness HP Maxx 35%). L’agente sbiancante è stato adoperato 3 volte mantenendolo a contatto con la superficie dentaria per 15 minuti; al termine di ogni ciclo gli elementi sono stati accuratamente puliti e asciugati.
I campioni sono stati divisi in 5 gruppi:
• Gruppo 1: gruppo controllo non è andato incontro a nessun trattamento di superficie, solo sbiancamento;
• Gruppo 2: sbiancamento e immersione per 30 minuti in saliva artificiale;
• Gruppo 3: sbiancamento e trattamento con una pasta proposta come “remineralizzante”, CPP-ACP;
• Gruppo 4: sbiancamento e trattamento con gel 2% Neutral Fluoride;
• Gruppo 5: no sbiancamento, no trattamento.
Tutti i campioni sono stati sottoposti a 10 cicli in una macchina che simulava il fumo di sigaretta.
Di tutti i campioni è stato valutato il colore prima dello sbiancamento, dopo sbiancamento e applicazione dei trattamenti e infine dopo l’esposizione al fumo.
Tutte le misure sono state eseguite nelle stesse condizioni ambientali di luce e attraverso l’utilizzo di uno spettro fotometro (Konica Minolta CM-700d) al fine di standardizzare la valutazione.
Quello che si può evincere dai risultati è che questi non sono significativi nell’indicare un trattamento come sicuramente “protettivo” nei confronti delle macchie da fumo.
Tra i gruppi oggetto di studio quello che fa segnalare i peggiori risultati a livello clinico appare il numero 4; la pasta remineralizzante CPP-ACP, che alcuni studi indicavano come in grado di migliorare la suscettibilità alla pigmentazione dello smalto, non si è rivelata efficace. I risultati positivi ottenuti da altri studi che hanno adoperato questo prodotto verosimilmente hanno ottenuto parametri positivi, in quanto i campioni venivano conservati dopo trattamento in saliva artificiale.
Il gruppo con i risultati migliori appare infatti proprio il 2, grazie alle proprietà demineralizzanti della saliva.
Indicazioni cliniche
In base alle conclusioni dello studio, appare sensato suggerire a un paziente che si sia sottoposto a procedure di sbiancamento con perossido di idrogeno al 35% di non fumare almeno per i primi 30 minuti dopo la terapia per consentire alla saliva di intervenire nel processo di remineralizzazione dello smalto e impedire la formazione di pigmentazioni precoci da fumo.
Enamel susceptibility to red wine staining after 35% hydrogen peroxide bleaching
Bittencourt Berger S, Sanchez Coelho A, Aparecida Pessatti Oliveira V et al. J Appl Oral Sci. 2008 May-Jun; 16(3):201-4
Influence of surface treatments on enamel susceptibility to staining by cigarette smoke
Publio J, D’Arce MB, Brunharo N et al. J Clin Exp Dent. 2013 Oct 1; 5(4):e163-8.
Il dentista moderno
Luglio 2017